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05 maggio 2022

Antonella Cipriani: Più lontano dal mare. Cronaca di un naufragio

Stupore, paura e solidarietà: senza recriminazioni, più forti le emozioni nel lettore.

Sono passati dieci anni dal naufragio della Costa Concordia nelle acque di fronte all'isola del Giglio. 
Tra gli ospiti di quella crociera c'era Antonella Cipriani, capitata quasi per caso in quell'esperienza, per accompagnare la cognata Nicla, selezionata per partecipare, come parrucchiera, a uno stage di formazione, in vista di un reality, proprio su quella meraviglia di nave. 
La crociera "Profumo di Agrumi" le avrebbe dovute portare, in una settimana, a toccare le più importanti città del mediterraneo occidentale, da Savona a Marsiglia a Barcellona, fino a Palma di Maiorca, Cagliari e Palermo. E sarà proprio Antonella, scampato il pericolo del gravissimo naufragio, a raccontarci la sua esperienza in questo agile e denso libretto, che rappresenta anche il battesimo letterario, se così si può dire, della stessa autrice, oggi ben più avanti nelle esperienze letterarie e decisiva animatrice del Gruppo Scrittori Firenze. 
"Finalmente raggiungiamo la nostra cabina. Entriamo. Che meraviglia! Rimango incantata dalla vastità dello spazio che non immaginavo così grande
Non abituata a certi lussi, Antonella usa poche frasi per rappresentarci lo stupore che suscita in lei una così grandiosa e splendente nave da crociera. Poche righe più avanti ritorna sulla incredulità di trovarsi in un ambiente del genere. 
"Sotto di noi il mare: come siamo alti! È un grattacielo galleggiante e mi sembra inverosimile, miracoloso che tanti metalli pesanti... possano restare sospesi sulla superficie del mare senza affondare. Che strana e indefinibile sensazione!". 
Ci saranno ancora, in questa parte iniziale del racconto, il brivido della partenza della nave, alle 19 esatte del 13 gennaio 2012, mentre lei e la cognata si trovano al breafing di informazione in una grande sala.Ci sarà lo stupore per un menù a misura di tutti, compresi i vegetariani come lei. 
Poi, senza soluzione di continuità, quando ha appena assaggiato il secondo cucchiaio della zuppa di porri e patate tanto agognata, l'inizio della catastrofe che, nel giro di poche ore, vedrà perdere la vita per annegamento a 22 persone, che getta nel panico le centinaia di turisti, di molte nazionalità, che riempiono quel palazzo di dieci piani. 
E qui comincia anche il grande merito del racconto, minuzioso e realistico che Antonella ci fa di quelle ore. 
La nostra autrice non trascura niente degli avvenimenti che vive in prima persona, sempre insieme a Nicla. Ma è il tono, preciso ma piano, privo di acredine né tanto meno recriminazioni, di una vicenda che pure ne mise a rischio perfino la vita e che comunque le lasciò traumi e ferite nell'anima cui dovette porre riparo col tempo e non solo con quello. 
Sia chiaro, non si tratta di ingenuità: nel racconto sono ben presenti i ripetuti, bugiardi, avvisi dello speaker del comandante che vorrebbe far credere agli ospiti disorientai e impauriti che si tratterebbe solo di un guasto tecnico che verrà riparato: "Vi parlo a nome del comandante. Si è verificato un guasto al generatore... È tutto sotto controllo", quando ormai è chiaro cosa è accaduto davvero! 
Come è incredibile che i sette fischi corti e uno lungo che avvertono del pericolo di naufragio non siano preceduti da nessun avviso e tutti siano lasciati alla mercé di pochi, volenterosi uomini dell'equipaggio per mettere in mare le scialuppe, poche e in ritardo. 
Antonella registra gli avvenimenti, si dispera insieme a Nicla quando intuiscono, con la nave che si inclina, il vero pericolo che stanno correndo. 
"Anto - dice Nicla - la nave sta affondando...si muore davvero!
Anche in questa situazione drammatica, loro entrambe terrorizzate come gli altri passeggeri, Antonella si limita, nel racconto, a porsi l'interrogativo: "Dove sono il comandante e gli ufficiali? Cosa stanno facendo?
Ed è proprio questa assenza di forti recriminazioni, che pure ci saremmo potuti aspettare di fronte all'enormità della vicenda, che prende più forza, più credibilità, più emozione per lo stesso lettore, il racconto, tra l'altro molto ben scritto, che Antonella ci consegna di questa sua esperienza. 
E la parte certamente non meno accattivante, almeno per me, di questo racconto, è ciò che l'autrice ci racconta del dopo, di quando viene fortunosamente portata in salvo da una imbarcazione di fortuna, in realtà, come scoprirà in seguito "quasi per caso", guidata da Aldo, il sindaco dell'isola che si era prodigato direttamente per salvare più persone possibili. 
Sbarcate, lei e la cognata, sul molo, vengono accolte da Luigi, un artigiano edile, che fa entrare decine e decine di persone in casa sua per toglierle dal freddo e rifocillarle con una bevanda calda. 
Sono poi numerosi gli attestati di solidarietà che, anche qui senza enfasi, Antonella ci fa toccare con mano, dalla coperta prestata, al trasporto verso Porto Santo Stefano e altro. 
Resta da dire del delicato e meraviglioso rapporto dell'autrice con i suoi cari, Marco il marito prima di tutti, che non la lasciano mai senza un contatto possibile e che saranno loro che andranno a prenderla, insieme a Nicla, per riportarla alla sua vita. 
Che non sarà più solo della diligente infermiera di Careggi ma d'ora in poi, come ho detto, di scrittrice e animatrice culturale di cui molti di noi, io tra questi, utilizzano volentieri le idee e le iniziative. Grazie di tutto questo Antonella!

Renato Campinoti

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