Questo racconto di poco meno di 50 pagine di Massimo Carlotto si fa davvero leggere tutto d'un fiato. L'ispettore Giulio Campagna si trova alle prese con brutti personaggi croati, reduci sia dagli ultras della locale squadra di calcio (a proposito di brutte persone!) e, soprattutto, reduci della guerra tra bande che aveva insanguinato quelle povere terre. Nello stile asciutto e col ritmo quasi ossessivo tipico di questo grande scrittore di gialli, (tutti rigorosamente ambientati sul Brenta!), Carlotto ci porta a contatto con un'umanità priva di ogni scrupolo morale, verso la quale il pur esperto commissario non riesce a mantenere la lucidità necessaria. Cose che capitano, viene da dire, quando ti uccidono prima un confidente, poi una persona del tuo ambiente, poi ancora un giovane cinese diciassettenne per averti aiutato a rintracciare gli assassini. Prima ancora delle vicende familiari, che lo portano verso una separazione, il commissario avverte a pieno il bisogno di non lasciare impuniti simili delitti. La conclusione, pertanto,non può che essere quella di una forte volontà di non arrendersi di fronte a questi assassini. Rimarcando, ancora una volta, la vocazione dello scrittore di razza, che si pone la missione di svelare il marcio presente in certe aree che si vorrebbero "avanzate" della nostra società, senza tuttavia perdere la speranza che il rigore della legge (o dei suoi migliori interpreti) riesca comunque a fare un pò di pulizia.
Renato Campinoti
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