Un libro da leggere e da diffondere
Grande merito della famiglia Fattori di Montale, e in particolare delle figlie di Giovanni, Cristina e Beatrice, aver permesso all’Istituto storico della resistenza in provincia di Pistoia di affidare al giovane Matteo Grasso la scrittura di questa emblematica storia. Che è poi, oltre alla storia personale di Giovanni Fattori, quella dei tantissimi militari o carabinieri che, lasciati a se stessi dal Governo Badoglio dopo l’armistizio dell’8 Settembre, furono purtroppo facile preda dei nazisti in fuga e dei fascisti raccolti intorno alla repubblica di Salò.
Lo storico parte dall’inizio, dalle scuole elementari di Giovanni Fattori e dall’avvio del lavoro nei campi cui sembrava inevitabilmente destinato. Potremmo dire che la storia di Giovanni, sia ora da piccolo che, soprattutto in seguito, quando sarà catturato dai nazisti e portato nel lager, è la storia della coerenza e della dirittura morale di un uomo che, studioso e preparato come studente elementare, non rinnegherà mai, in seguito, gli impegni presi né con l’arma dei carabinieri, dopo che si è arruolato giovanissimo, né con la sua Patria che non tradirà mai nonostante le tante lusinghe dei fascisti e dei nazisti.
Le parti più toccanti, infatti, di questa accurata ricostruzione biografica, sono proprio quelle nelle quali a Giovanni è prospettato, il 7 Ottobre 1943, quando viene arrestato e spogliato delle proprie armi, la possibilità di rimanere libero se solo si fosse arruolato nelle fila della repubblica di Salò. Al suo, come di molti altri suoi commilitoni, rifiuto di tale prospettiva, viene preso prigioniero e portato nel campo di concentramento di Wolfsberg, nella Stiria, attuale Austria. L’altra occasione, più volte reiterata, è quella che gli viene prospettata quando è già da tempo nel lager e sta, come si può immaginare, soffrendo le brutali condizioni di quella situazione: se avesse aderito, come andavano a dirgli i fascisti fatti entrare appositamente nel campo dai nazisti, alla RSI, gli si sarebbero spalancate le porte del lager e sarebbe potuto ritornare presso la famiglia. Sempre Giovanni risponderà di no, la prima volta affrontando un viaggio “su vagoni bestiame, 60 per vagone” come lui stesso ha raccontato. Le altre volte rimanendo nel campo di lavoro, spostato anche dall’uno altro, e dove doveva raccontare che viveva bene e mangiava abbastanza, altrimenti la censura non gli avrebbe permesso né di scrivere né di ricevere le poche cartoline della famiglia che gli furono recapitate. Salvo poi scoprire che al momento della liberazione pesava appena 40 chilogrammi!
Si deve alla sensibilità della famiglia aver conservato con cura le lettere che Giovanni scriveva a casa, come pure è merito delle figlie aver convinto un uomo che dava per scontato un comportamento coerente come il suo, essersi deciso a raccontare la sua storia, i suoi dinieghi alle blandizie fasciste, la realtà dei trattamenti subiti.
Altrettanto importante è, in questo prezioso contributo, la ricostruzione delle vicende di una buona parte dei carabinieri e militari le cui unità furono sciolte di forza dai tedeschi, supportati dalle milizie fasciste. Molti entrarono a far parte del “fronte clandestino di Resistenza dei Carabinieri”, in collegamento con bande partigiane di varie regioni.
Nel ringraziare di nuovo la famiglia Fattori per aver permesso questo prezioso contributo alla storia del nostro Paese, non resta che auspicare che siano molti quelli che vorranno imitare, ciascuno a suo modo, questa bella e valida iniziativa e ancora di più quelli, a cominciare dagli alunni delle scuole, che lo potranno leggere.
Renato Campinoti
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