Dico subito che il maggior merito, per me, di questo puntuale e documentatissimo libro di Maria Dina Tozzi è quello di avermi fatto scoprire due donne, madre e figlia, di grandissima cultura, straniere di origini ebree, innamorate di Firenze nelle sue zone più belle (e più ricche!), che non badano a spese per acquisire ville e location delle più esclusive. Ma che a Firenze restituiscono in impegno e collaborazione, a cominciare, da parte della madre, della diffusione nel mondo della cultura musicale, ad esempio, di Ferruccio Busoni e Arturo Toscanini.
Ancora di più faranno l'una con la valorizzazione del Maggio fiorentino fin dalla sua costituzione (ad opera del fascismo!) sia Trudy supportando Toscanini in giro per il mondo e, in particolare, nella sua tournée in Palestina. In questo senso, della scoperta di nuovi autori e del loro impatto con Firenze, questo agile ma accurato volume si aggiunge alla ormai numerosa schiera di quelli che, editi da Pontecorboli ma suggeriti dalla instancabile e attenta Nicoletta Manetti, stanno ricostruendo letterariamente cosa è realmente stata e quale impatto ha avuto con la nostra città la mitologica schiera degli "inglesi" insediatisi tra ottocento e novecento sulle colline cittadine.
Si può dire, in quest'ottica, che ancora una volta l'obbiettivo è stato centrato in pieno, restituendoci per intero la figura di questa ricca compositrice musicale ungherese, nata nel 1884, trasferitasi con la figlia Trudy prima a Berlino nei primi anni del novecento dove conobbe e frequentò a lungo Ferruccio Busoni e poi a Firenze negli anni venti, alla ricerca di una nuova patria a causa dei sommovimenti politici prima della Russia e dei paesi dell'Est, poi della Germania.
È davvero da raccontare la storia di queste due donne che vivono a lungo nella nostra città e fanno in tempo a conoscere l'avvento del regime fascista e anche la fase, se così si può dire, più "ingegnosa" di esso nella nostra città nel periodo di Pavolini, delle sue ristrutturazioni urbanistiche (vedi per tutte la nuova stazione di Michelucci), la costituzione, nel 1933, del Maggio fiorentino e la sua immediata fortuna culturale.
Lascio agli storici di ricordarci, cosa che condivido, le gravissime responsabilità che in seguito acquisirà Pavolini come ministro del governo Mussolini. Qui mi interessa sottolineare come Gisella e sua figlia aderissero inizialmente alle iniziative del fascismo nella nostra città, fino a giustificarne la mancanza di democrazia instaurata nel Paese.
Senza entrare nel dettaglio delle vicende di vita delle due donne in questo periodo, ben raccontate nel libro di Maria Dina, risalta tuttavia l'incredulità e l'amarezza che saranno costrette a provare quando, ormai in uscita le leggi razziste del regime, poco dopo il passaggio di Hitler in Italia e anche a Firenze, si vedono costrette, nel 1938, a lasciare la nostra città e a rifugiarsi precipitosamente in America. Sarà dolorosissimo per loro lasciare villa Litta, in via Michele di Lando, 3 da loro acquistata e lasciata in custodia alla servitù.
Prima di vedere la loro vicenda americana, viene da fare una riflessione che mi porta ad un grande romanzo della nostra letteratura, "Il giardino dei Finzi Contini" di Giorgio Bassani, che tratta anch'esso di una ricchissima famiglia borghese di origine ebrea che non crede fino all'ultimo che il fascismo avrebbe perseguitato loro che erano stati fin dall'inizio a favore e sostenitori del fascismo medesimo, oltre che parte integrante di quella borghesia che era all'origine della nascita del regime.
La storia che ci racconta Maria Dina Tozzi ci riporta, indirettamente, al comportamento oltre che ferocemente classista e antidemocratico del fascismo, stupidamente contrario ai suoi stessi interessi "di classe" per mostrarsi asservito alle drammatiche ideologie del potente alleato tedesco.
Tornando ora a Gisella e Trudy, anche in America, dove inizialmente avvertono la nostalgia di Firenze, finiscono comunque per mostrare agli americani che "hanno i soldi", come ci fa notare l'autrice, si sistemeranno a New York a ridosso di Central Park in residenze esclusive dove avranno modo di incontrare perfino Greta Garbo, in quel periodo irraggiungibile diva internazionale.
In questa fase Gisella avrà modo perfino di prendere la nazionalità americana e rimarrà negli Stati Uniti anche oltre la fine della guerra, rientrando a Firenze solo nel 1950. Prima della morte, avvenuta per lei nel 1975 (Trudy invece sarà vittima di una malattia che la porterà via molto prima), detterà nel suo testamento di lasciare alla biblioteca del Congresso americano tutto il ricchissimo patrimonio di partiture e di libri sulla musica accumulati in una vita dedicata a quest'arte.
Dobbiamo davvero molto a Maria Dina Tozzi per aver curato con uno scrupolo e una passione meravigliosa questo bellissimo libro su un pezzo di storia fiorentina e della cultura internazionale.
Gisella Selden-Goth e sua figlia Trudy a Firenze (Angeloportecorbolieditore Firenze)
Renato Campinoti
Renato Campinoti
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