Renato Campinoti
04 gennaio 2022
Giampalo Simi: Il comandante Oberdan
Questo racconto, anch'esso di una cinquantina di pagine, anche se uscito nella collana "Italia in giallo" per conto de La Repubblica e La Stampa, non è un vero e proprio giallo. Anche se, soprattutto nella seconda parte, del giallo ha il ritmo e la suspense necessari. Si tratta tuttavia di un racconto sul filo della memoria e del rapporto, sempre deludente, tra gli ideali e i sogni giovanili e la poco esaltante vita della maturità. In questo caso, il ritorno ad un personaggio, Oberdan Danesi, così centrale nelle esperienze giovanili dell'io narrante, perso poi di vista a lungo per ritrovarlo, nella maturità, comandante su navi di lusso private che passano dall' uno all'altro dei luoghi più ameni del pianeti, è l'occasione per dare vita ad un piccolo capolavoro letterario e non solo. Il periodo nel quale il caso (il ritrovamento di un libro di Vasquez Montalbàn, caro a entrambi) fa incontrare di nuovo i due amici è quello degli scontri quotidiani, nel governo ma anche nell'opinione pubblica, sul destino da dare alle navi che raccolgono migranti nel mar mediterraneo. Ed è proprio su questo, sulla necessità di favorire una decisione positiva che permetta l'approdo di una di queste navi, che s'infiamma il racconto di Simi, quando il comandante Oberdan deciderà di intervenire a modo suo sulla questione. Per quanto l'esito del racconto non si discosti molto da ciò che possiamo immaginare con la lettura, esso tuttavia ci lascia con una duplice sensazione. L'assurdo atteggiamento, in primis, dei governanti occidentali impauriti dall'arrivo, sulle coste dei propri Paesi di alcune centinaia di migliaia di disperati, spesso vittime di errori degli stessi europei (vedi la vicenda libica) e che, oltretutto, sono funzionali all'arretramento demografico degli stessi Paesi. In secondo luogo, il pur breve racconto ci mostra la capacità di Simi di fare letteratura partendo da vicende drammatiche dell'umanità di questo periodo, lasciando ogni giudizio finale, come nella migliore letteratura, al sovrano lettore.
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